7 gennaio 2013. Quattro giornalisti italiani e i caschi blu italiani della forza Unifil che li accompagnavano sono stati bloccati per circa un’ora nel sud del Libano e rapinati dei cellulari e delle macchine fotografiche che avevano con loro.
L’episodio, ha detto oggi all’ANSA il portavoce dell’Unifil, Andrea Tenenti, è avvenuto ieri nel villaggio di Aita al Shaab, a circa cinque chilometri dal confine con Israele, in un’area a predominanza Hezbollah, il movimento sciita filo-iraniano.
I quattro giornalisti sono Mario Rebeschini e Rossella Santosuosso, collaboratori del Resto del Carlino, e i loro colleghi Elisa Murgese e Gianfranco Salvatori, secondo quanto reso noto dal quotidiano bolognese.
I quattro viaggiavano su due automezzi dell’Unifil quando sono stati bloccati e fatti scendere insieme ai militari dell’Onu che li accompagnavano da una trentina di persone apparentemente non armate che li hanno perquisiti e si sono impossessati del loro materiale. Il gruppo è stato in seguito liberato grazie ad un intervento di uomini dell’esercito libanese, ma cellulari e macchine fotografiche non sono stati restituiti.
“Si tratta di una violazione della libertà di movimento garantita dalla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu approvata al termine della guerra del 2006 con Israele”, ha sottolineato Andrea Tenenti. “Un’inchiesta è in corso – ha aggiunto il portavoce – per identificare i responsabili dell’episodio e ottenere la restituzione del materiale”.
”Questo gesto offende tutti i libanesi perche’ se offende militari e giornalisti, che sono qui per Unifil, offende tutti loro che si sottraggono a un’opportunita’ di sviluppo che gli proviene dalla missione di pace”. Cosi’ il generale di brigata Antonio Bettelli, responsabile del settore ovest della missione di pace Unifil e comandante della Brigata aeromobile Friuli, ha commentato il sequestro lampo e la rapina subita da quattro giornalisti italiani ieri nel sud del Libano, secondo quanto riportato da uno di loro, Mario Rebeschini, su Facebook.
”Noi tutti stiamo bene anche se alleggeriti delle nostre attrezzature fotografiche. Girare senza la macchina sulla spalla e’ una strana sensazione, peggiorata dal fatto che siamo stati privati anche dei nostri registratori con tante interviste, alcune particolarissime” ha aggiunto Rebeschini.
In un testo diffuso su Facebook da alcuni amici e colleghi, Mario Rebeschini spiega: ”Stavo facendo un servizio su come viene vissuta la religiosita’ in un ambiente militare dove vivono e cercano portare la pace almeno 36 nazioni dell’Onu. Riusciro’ a ricostruirlo ma con fatica”. I giornalisti partiranno questa sera per fare ritorno in Italia
Fonte: ANSA
Foto: Il Piacenza