Tra ottobre e novembre catturati 91 talebani, decine gli uccisi. Ma ormai si è perso di vista lo scopo della guerra.

In Afghanistan le truppe italiane vengono attaccate dai talebani tutti i giorni ma gli scontri non vengono quasi mai resi noti. Una censura non certo nuova che in dieci anni di guerra ha accomunato governi di centro-destra e centro-sinistra, ma che con il governo tecnico sembra essersi accentuata fino al silenzio totale. Come accadeva in passato alla vigilia delle elezioni quando ai militari in missione all`estero veniva ordinato di tacere. Fonti vicine alla Nato hanno rivelato a Libero che nei mesi di ottobre e novembre nell`Afghanistan Occidentale sotto il comando italiano si sono registrati 140 attacchi talebani, una sessantina effettuati con gli ordigni improvvisati (altri 42 sono stati trovati e distrutti prima che esplodessero) e gli altri condotti da miliziani armati. Attacchi dinamitardi e imboscate, dei quali sono una decina sono stati resi noti, contro gli 8 mila militari alleati schierati in quella regione tra i quali 4.200 italiani, 1.500 spagnoli e 2 mila statunitensi guidati dal generale Luciano Portolano alla testa della brigata Sassari rinforzata per la missione afghana da altri reparti inclusi i fanti di Marina del San Marco e truppe aeromobili del 66° reggimento. Impossibile ottenere i dati relativi ai soli attacchi subiti dagli italiani che comunque costituiscono le principali unità da combattimento schierate nelle aree più calde: Bala Murghab, Shindand e Farah.

Truppe impegnate a consolidare il controllo delle strade e ad appoggiare i battaglioni dell`esercito afghano nell`ambito dei piani per la Transizione, che vedrà cedere alle forze di Kabul la responsabilità della sicurezza in vista del ritiro degli alleati nel 2014. La priorità è quindi assegnata al contrasto degli insorti ai quali sono state sottratte negli ultimi due mesi tonnellate di armi ed esplosivi rinvenuti in 9 depositi localizzati grazie anche al supporto dell`intelligence. Catturati 91 “insurgents” negli ultimi due mesi mentre alcune decine sono stati uccisi nei combattimenti. In passato la situazione è stata molto più difficile (nel 2009 i paracadutisti subirono oltre 180 attacchi tra luglio e agosto) ma i dati emersi oggi non inducono all`ottimismo se si considera che tra aprile e maggio 2010 gli alpini della brigata Taurinense registrarono “solo” 40 attacchi in 50 giorni, a conferma che l`Ovest afghano non sarà infuocato come le regioni orientali e meridionali ma resta lontano dalla stabilizzazione, specie nell`est di Farah dove i talebani controllano ampie aree e diversi villaggi. A sconcertare è invece il bavaglio posto alla comunicazione militare reiterato anche dal governo tecnico che non dovrebbe in teoria preoccuparsi del consenso.

Il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola ha confermato l`impegno in Afghanistan ma ha annunciato massicci tagli alla struttura delle forze armate definiti “ineludibili e inevitabili” ma sui quali non ha ancora fornito dettagli. Il silenzio sulla guerra può forse trovare una spiegazione nella contraddizione tra un apparato militare costretto dalla crisi a contrarsi e a sacrificare nuovi mezzi e addestramento (con tagli previsti nei prossimi due anni di quasi il 20 per cento su un bilancio di 14 miliardi) ma che continuerà a schierare 7 mila militari oltremare spendendo l`anno prossimo 1,4 miliardi di euro dei quali oltre la metà per la missione afghana, costata 811 milioni nel 2011. Le notizie dal fronte potrebbero rafforzare la valutazione che in tempi di austerity le costose missioni militari all`estero dovrebbero essere tra le prime spese da tagliare. Invece continueremo a combattere, in silenzio, una guerra nella quale la Nato ha rinunciato l`anno scorso alla vittoria quando ha ufficializzato i piani di ritiro nel 2014. Un annuncio che ha indotto i talebani a continuare la lotta. Oggi alleati e italiani combattono per ritirarsi tra tre anni, forse qualcuno anche prima. Londra, già in rotta con la Ue, sembra voler accelerare il ritiro e dimezzare il contingente di 9 mila militari già nel 2013 nonostante gli impegni assunti in ambito Nato.

Gianandrea Gaiani, 10 dicembre 2011

Fonte: Libero

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