I militari potranno colpire le basi e i depositi di munizioni in Somalia
Prua a terra, e se occorre cannonate. Atalanta, la missione navale dell’ Unione Europea contro i pirati del Corno d’ Africa, si prolunga di due anni e cambia regole di ingaggio: ieri i ministri degli Esteri europei hanno stabilito un nuovo termine, il dicembre 2014, e soprattutto hanno dato il via libera «a misure più energiche sul litorale somalo», per dirla con Catherine Ashton, responsabile della politica estera per tutta la Ue.
Il linguaggio diplomatico è vago, prudente, però vuol dire che non ci saranno più soltanto controlli in alto mare, ma che navi ed elicotteri potranno colpire le basi dei pirati «sul territorio costiero somalo e nelle acque interne», distruggere depositi di armi e di carburante, forse attaccare convogli terrestri in movimento. Insomma, un po’ come accadde in altri secoli e per dirla con il linguaggio di allora, portare la guerra nei covi della filibusta.
Tutto questo, è stato precisato, «a condizioni ben definite» e purché non vi siano danni collaterali, cioè perdite civili. Ma il cambio di passo è comunque notevole. Non era scontato che, in tempi di crisi finanziaria, di borse che vacillano e di «spread» che si impennano, le varie capitali decidessero di prolungare e indurire una missione certo non gratuita (14,9 milioni di euro per i costi comuni, poi ogni governo provvede ai costi dei 1.400 militari impegnati in permanenza su 5-10 navi più diversi elicotteri e aerei da ricognizione).
Eppure, ieri a Bruxelles è stata trovata una scelta concorde, solidale: la minaccia della pirateria al traffico commerciale riguarda ormai tutti, ed evidentemente l’ Europa la considera una minaccia diretta alla propria sicurezza collettiva; «una priorità», per dirla ancora con Catherine Ashton, altrettanto pericolosa del terrorismo o del traffico internazionale di armi, cui pure i pirati somali sono probabilmente contigui. Nel comunicato firmato dai ministri (per l’ Italia era presente Giulio Terzi) si precisa che l’ estensione del mandato «dovrebbe consentire all’ operazione Atalanta di lavorare direttamente con il governo federale di transizione e le altre entità somale per aiutarle nella lotta contro gli atti di pirateria che conducono a partire dalle coste».
Atalanta, che ha come compito anche la scorta alle navi cariche di aiuti alimentari, è iniziata nel dicembre 2008 e finora vi hanno contribuito a vario titolo 20 Paesi Ue: Belgio, Bulgaria, Cipro, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna, Lituania e Lettonia; più alcuni Paesi che della Ue non fanno parte: Croazia, Montenegro, Norvegia, Svizzera e Ucraina. Fra i risultati ufficiali dell’ operazione, l’ arresto di 117 presunti pirati e lo smantellamento, nel solo 2011, di 27 loro basi.
Uno degli ultimi interventi, alla fine di febbraio, ha visto in azione la nave da guerra «Berlin» che ha salvato l’ equipaggio di un battello indiano preso in ostaggio dai pirati. La decisione presa ieri a Bruxelles è stata commentata dal comandante operativo della forza navale, il contrammiraglio Duncan Potts: «La pirateria ha causato così tanta sofferenza al popolo somalo e alle navi che transitano nella regione, ed è giusto che noi proseguiamo i nostri sforzi contro di essa».
Luigi Offeddu, 24 marzo 2012
Fonte: Corriere della Sera