di Carmelo Abisso
Alla presenza del sottosegretario alla Difesa, Gianluigi Magri, del capo di stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Claudio Graziano e del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale di corpo d’armata Leonardo Gallitelli, si è svolta il 30 novembre all’ Accademia militare di Modena la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2012-2013.
Il comandante, generale di brigata Giuseppenicola Tota, dopo aver salutato nell’aula magna dell’Istituto le autorità intervenute, tra le quali i senatori Giovanni Torri e Mauro Del Vecchio, vicepresidente e membro della commissione Difesa del Senato, il prefetto di Modena Benedetto Basile ed il magnifico rettore dell’università di Modena e Reggio Emilia, Aldo Tomasi, ha comunicato i dati più significativi.
Sono 514 i discenti, 404 allievi ufficiali del 1° e 2° anno e 110 ufficiali frequentatori, tra cui 61 donne, che oltre agli insegnamenti tecnico-professionali seguono corsi universitari per il conseguimento di una laurea magistrale in scienze strategiche, giurisprudenza, ingegneria, chimica e tecnologie farmaceutiche, veterinaria e medicina e chirurgia. Presenti 25 frequentatori stranieri – 4 afghani, 3 albanesi, 2 armeni, 1 azero, 10 giordani, 2 iracheni, 1 nigeriano, 1 senegalese e 1 thailandese – che vengono formati presso l’Accademia militare grazie ad accordi di natura politica, per poi poter operare nelle Forze armate dei rispettivi Paesi.
Di grande attualità il tema della prolusione di Antonino Intelisano, procuratore generale militare presso la Corte Suprema di Cassazione, che ha parlato di “Rinnovamento etico e cultura della legalità”. Cosa succede a una comunità, a una Nazione, quando si perdono i valori che devono conformare i consociati, quando si perde la capacità di fare squadra? Nella società c’è stata la caduta del principio di responsabilità. Questo non succede nelle Forze armate dove la responsabilità è il pilastro dell’Istituzione e la disciplina il suo “abito mentale”, deontologia da coltivare con una pratica diuturna, dove l’elemento uomo è educato alle virtù fondamentali. L’articolo 54 della Costituzione prevede che “…i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Col linguaggio sobrio della Costituzione abbiamo riscoperto che ci vuole la disciplina per chi si occupa della cosa pubblica. Alla fine, tra corsi e ricorsi, si arriva al recupero di questi valori. La Costituzione è un testo coerente in cui c’è equilibrio tra i diritti e i doveri (art.2). Ma ci siamo ricordati dei diritti e dimenticati dei doveri! Oggi c’è un richiamo al recupero dei doveri da parte di autorità pubbliche. Ci siamo accorti che esiste un grosso problema, quello dell’illegalità diffusa, diventata una vera emergenza nazionale. Il sociologo americano Edward C. Banfield parla del “familismo amorale degli italiani”. Ma non siamo in una situazione di irreversibile disagio etico e morale. Bisogna fare leva sull’educazione. Bisogna guardarsi dal fenomeno del benaltrismo, non ci esime dal fare ognuno il proprio lavoro. Occorre fare attività di sensibilizzazione su questi temi perché la furbizia collettiva è l’anticamera della decadenza e del disfacimento della società. Conclude con un viatico il procuratore Intelisano, citando Giovanni Falcone. ”Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana”.
Il capo di stato maggiore dell’Esercito, nel suo intervento, ha ricordato la fratellanza in armi tra Esercito e Carabinieri espressa dalla comune matrice di valori, come il coraggio. Un militare non può essere privo di coraggio, quello di offrire anche la propria vita. “Nelle missioni all’estero abbiamo dimostrato una tenuta operativa importante – ha detto il generale Graziano – la tenuta etica e morale è la prova della bontà della preparazione”. Gli ingredienti sono la preparazione fisica, specialistica e alla globalizzazione tattica, che deve essere fino a livello comandante di plotone, per interagire con gli elders del villaggio, i giornalisti e quant’altri. Nel richiamo all’etica militare, prima dei diritti noi dobbiamo mettere i doveri ed avere la capacità di insegnarli. “Un ufficiale può fare errori – ha concluso Graziano – ma non può non agire”.
“Essere qui in Accademia, nella nostra casa comune, è un privilegio e un onore che l’Arma vuole conservare” ha detto il generale Gallitelli. La responsabilità è un concetto che il carabiniere sente quotidianamente, nei rapporti di comprensione, solidarietà, nel modo istintivo di essere accanto alla popolazione. Questo è l’esempio, il modello del fare, per costituire modello, per mostrare come si fa. “Voi avete scelto voi stessi come esseri morali – ha detto il comandante generale dell’Arma – tanto più umili, tanto più grandi, con l’autorevolezza del vostro agire e delle vostre parole”. “Dovete guardare nitidamente nelle vostre coscienze – ha concluso Gallitelli – avete le coscienze limpide per conseguire e condividere il bene comune”.
Ha concluso gli interventi il sottosegretario Magri ricordando che “per comandare oggi servono motivazioni straordinarie, coltivate e alimentate con lo studio, amando la propria uniforme, ma anche sognando. Solo chi ha sogni non si rassegna e continua a cercare di costruire il futuro. Ho scoperto persone, tradizioni, un patrimonio di valori, sappiate esserne degni, come i vostri comandanti. Ho la certezza che rappresentate la parte più positiva della società, che ha il coraggio di mettersi in gioco per un futuro migliore”.
Con i tradizionali rintocchi della “campana del dovere” – fedele riproduzione della campana donata dalla duchessa Maria Giovanna di Savoia-Nemours, fondatrice dell’Istituto – il capo di stato maggiore dell’Esercito ha dichiarato aperto l’anno accademico 2012-2013.