di Martina Rossi
Odio, paura, violenza. Ecco il ricordo che il regime di Sadam Hussein a 24 anni dalla strage di Halabja, la città curda dove un bombardamento chimico ha provocato nel marzo del 1988 cinquemila morti, ha lasciato nel cuore dei curdi. Un esempio fra i tanti. Per quanto profondo è stato il dolore provocato dal regime, tanto è ora intenso lo sforzo fatto per cambiare. Lasciato alle spalle anche il brutto capitolo della guerra di fratellanza che ha opposto per quattro anni, dal 1995 al 1999, le due principali fazioni politiche in seno al popolo curdo, i partiti del Pdk e del Puk, la regione autonoma del Kurdistan iracheno oggi vive un importante sviluppo economico.
Quartieri, alberghi, infrastrutture stanno nascendo rapidamente. Erbil, la capitale, dopo aver movimentato lo scorso anno un flusso di oltre 1 milione e 700.000 turisti provenienti in particolare dall’Arabia Saudita, si appresta ad assurgere nel 2014 al ruolo di capitale mondiale del turismo arabo. Tolleranza è la parola chiave che ha permesso al Kurdistan iracheno di conquistare nell’ambito della instabilità generale che contraddistingue l’area medio orientale e l’Iraq stesso, una posizione di privilegio dovuta alla pacifica convivenza fra gruppi etnici e religiosi.
Da otto anni l’attenzione di IPB –Italia, ufficio italiano dell’International Peace Bureau è diretta al Kurdistan irakeno per supportare questa transizione. L’ultima missione effettuata nel marzo scorso ha permesso a tre istruttori – Fulgida Barattoni, presidente dell’ufficio italiano di IPB e tenente della Croce Rossa, la giornalista Monia Savioli, sottotenente della riserva selezionata dell’Esercito e il volontario dell’Associazione nazionale dell’Arma dei Carabinieri, luogotenente in pensione, Giulio Giannuzzi – di condurre il corso di formazione pilota di “Etica e diritti umani” diretto a 25 cadetti e 25 ufficiali dell’Accademia di Polizia di Erbil, che ha coinvolto come partner anche l’Unuci Lugo.
Il programma di studi che ha riservato una particolare attenzione nei confronti delle tematiche inerenti i diritti umani, la comunicazione ed il concetto moderno di polizia al servizio del cittadino, è stato strutturato su richiesta ed in collaborazione con il ministero dell’Interno curdo.
Contemporaneamente IPB-Italia ha lavorato per riuscire a raggiungere l’altro grande obiettivo, quello di salvare Fatma Basm Hassan, la bambina curda di 12 anni, residente ad Halabja ed affetta da talassemia. L’incontro privato che la delegazione è riuscita ad ottenere con la first lady irakena, Hero Ibrahim Talabani, è stato importante per riconfermare l’interesse che la signora Talabani nutre nei confronti del caso della piccola che raggiungerà nei prossimi mesi l’Italia, grazie al supporto dell’ambasciatore irakeno in Italia, Saywan Barzani, per sottoporsi al trapianto di midollo donato dalla sorellina Zahra che sarà a sua volta curata per la sordità di cui è affetta.