“Siamo nella situazione drammatica di un sistema che non tira più. Ma non tutti i giornalisti ne sono consapevoli: forse non si è capito che nel 2013 si annunciano conseguenze ancora peggiori per la crisi”. Franco Siddi, il segretario del sindacato dei giornalisti, lancia alcune proposte per uscire dal difficile momento che sta attraversando il mondo dell’editoria.
“E’ decisivo investire sul lavoro e sulla qualità del prodotto, però è anche importante che lo Stato assuma un ruolo attivo”, dice Siddi a ‘Prima’. “I problemi si devono affrontare insieme: governo – e mi riferisco ai ministeri dello Sviluppo, del Lavoro e della Giustizia – editori e sindacato. Penso a una discussione triangolare, a una sfida, in cui bisogna evitare di imboccare la solita scorciatoia – puntare a spillare un po’ di soldi – che ormai non porta da nessuna parte”.
“E’ una mia idea”, propone, tra l’altro, il leader della Federazione nazionale della stampa italiana nel corso dell’intervista a ‘Prima’, “ma se emergono le condizioni reali per un piano del lavoro, sono disposto a lavorare per raffreddare le richieste economiche della categoria per due o tre anni. Parlo di un piano serio di impresa, che punti a nuovi posti di lavoro, senza espellere i più anziani. Non si può continuare a ricorrere a vecchie logiche.
I prepensionamenti sono utili forse ad alleggerire i bilanci per un anno. Intanto, impoveriscono le imprese e le redazioni perdono la sfida con lettori che si indirizzano sempre più su altri strumenti d’informazione. Quindi, basta prepensionamenti a 58 anni, scaricando i costi sull’Inpgi, cioè sugli stessi giornalisti, visto che l’istituto di previdenza è autonomo. Bisogna alzare il limite ad almeno 60 anni. E magari dare la possibilità tra i 60 e i 64 anni di lavorare part time, ricevendo subito il 50% della indennità pensionistica maturata.
Con i soldi risparmiati le aziende dovrebbero assumere per 3-4 anni giovani con ‘borse del lavoro’ e con la prospettiva di una loro stabilizzazione contrattuale. I nuovi giornalisti porterebbero freschezza nelle redazioni, potendo appoggiarsi all’esperienza dei più esperti. In questo periodo gli editori dovrebbero godere di agevolazioni fiscali con una politica di concreto sviluppo da parte dello Stato”.
Fonte: primaonline.it, 31 ottobre 2012