30 maggio 2012. Duemila uomini delle quattro forze armate italiane, assieme ad alcune componenti degli eserciti di Slovenia e Ungheria, in addestramento nelle aree di Osoppo, Artegna, Gemona del Friuli e nei poligoni di Rivoli Bianchi di Venzone e Tolmezzo e del Meduna-Cellina: è l’”European Wind 2012”, esercitazione volta a verificare la capacità operativa della Julia.
E’ in corso la validazione della brigata multinazionale. Il termine delle attività – che si concluderanno domani con un atto tattico svolto dalle truppe nell’area addestrativa di Artegna (UD) – sancirà il raggiungimento della piena capacità operativa del Eubg (European union battle group) basato sulla brigata alpina Julia nella sua configurazione trinazionale di Multinational land force (Mlf).
La scelta della Julia-Mlf per la costituzione del battle group è stata determinata dalla sua consolidata esperienza multinazionale (primo Eubg nel 2007) e per il contestuale livello di efficienza dimostrato durante la partecipazione alle numerose operazioni all’estero, ultima quella in Afghanistan.
L’esercitazione “European Wind 2012” ha il compito di testare la capacità della brigata a gestire situazioni di crisi. Verrà certificato (dopo l’analisi di un team ispettivo multinazionale) che l’unità militare dispone di un comando articolato ma al tempo stesso snello, che può contare su un’unità di manovra a livello reggimento (multinazionale), su reparti di combat support (quali artiglieria, genio, difesa Nbc, intelligence, elicotteri, forze speciali) e di combat service support (quali, tra gli altri, il reggimento logistico di manovra e l’ospedale da campo), in grado di sostenerla anche alle distanze di intervento indicate dall’Unione Europea.
Alle forze prettamente terrestri si aggiungono le componenti fornite dalla Marina militare e dall’Aeronautica, necessarie per fronteggiare ogni tipologia di missione e indispensabili per garantire il costante collegamento tra l’area di operazioni e la madrepatria.
Gli scenari in cui l’Eubg potrebbe essere chiamato a operare sono quelli riconducibili alle cosiddette missioni “di Petersberg”, che richiedono la capacità di primo ingresso in area d’operazioni (entry force), la condotta di operazioni ad alta intensità (sebbene per periodi limitati) nell’ottica della “separazione delle parti in conflitto e di operazioni di assistenza umanitaria.
Redazione