di Davide d’Annunzio

Chi si fosse trovato nei locali del circolo ufficiali dell’Esercito di Palazzo Grassi, in via Marsala a Bologna nella serata del 14 giugno scorso, avrebbe potuto meravigliarsi del contrasto tra l‘ambiente della sala, presso cui è visibile un dipinto del Carracci, e le atmosfere evocate dai protagonisti dell’evento culturale del giorno, la presentazione del libro “Senza pace, da Nassiriyah a Kabul storie in prima linea” di Andrea Angeli, figura chiave dei media nelle missioni per la pace in tanti angoli del mondo.

L’autore del libro è stato introdotto dal generale della riserva Carmelo Abisso, già portavoce della brigata aeromobile “Friuli”in Albania, Iraq, Afghanistan e Libano, dal giornalista Sergio Canciani, per tredici anni storico corrispondente Rai da Mosca e dal professor Gianni Sofri, già docente di storia contemporanea presso la facoltà di scienze politiche dell’Alma Mater nonché ex presidente del consiglio comunale di Bologna.

Tra i presenti in sala il generale di brigata Filippo Camporesi, attuale comandante della brigata aeromobile “Friuli”, il generale di divisione della riserva Girolamo Giglio, già comandante della “Friuli” durante le operazioni “Alba” a Valona (1997)  e “Constant Forge” di Sfor a Sarajevo (1998) ed il colonnello Giorgio Catalano, capo ufficio comunicazione del comando militare Esercito Emilia Romagna.

Riassumere in poche righe l’intenso curriculum vitae di Andrea Angeli è impresa piuttosto difficile per gli innumerevoli incarichi da lui svolti nei quattro angoli del globo, da lui medesimo descritti con invidiabile capacità narrativa nel suo primo libro, “Professione peacekeeper”, anch’esso, come quello oggetto della presentazione bolognese, nei tipi dell’editore Rubbettino.

Angeli entra nell’Onu esordendo nell’ufficio cileno ancora ai tempi di Pinochet, per poi trovarsi inviato in Namibia, Cambogia, Iraq, Croazia, Bosnia, Kosovo e Timor Est. Durante i suoi lunghi e difficili incarichi, l’autore del libro lavora quasi sempre nel settore della comunicazione, occupandosi quasi sempre della delicata interazione tra media e organi di vertice dell’Onu nei vari teatri internazionali.

Il suo operato di peacekeeper sarebbe rimasto relativamente poco conosciuto, al di fuori della cerchia di chi a vario titolo era presente in missione, se Andrea Angeli non fosse stato protagonista “sul campo” di una memorabile diretta del TG 5 da Nassiriyah, il 12 novembre 2003, giorno in cui la base “Maestrale” fu attaccata, il più grave attentato terroristico fuori dal territorio nazionale nel dopoguerra. Il secondo libro, “Senza pace”, copre tuttavia gli eventi relativi alle ultime missioni svolte dall’autore, nell’ordine temporale in Macedonia-Fyrom, Timor Est e last but not least, per larga parte, in Afghanistan.

Nel presentare il libro, il generale Abisso ha ricordato tre figure esempio di soldati italiani citate, tra gli altri, nel volume di Angeli. La prima, il comandante dei marò nell’operazione “Alba”, capitano di fregata Stefano Cappellaro, inquadrato nei ranghi della brigata “Friuli”, cui era affidato il controllo della zona del porto di Valona, compreso il famoso hotel Bologna, “rifugio” dei giornalisti, accennando alla sua prematura scomparsa, per un male incurabile, all’età di 46 anni, subito dopo l’ultima missione del reggimento San Marco in Libano nel 2006.

La seconda, il generale di brigata dei Carabinieri Carmelo Burgio, parà del “Tuscania” sempre in prima linea,  comandante di compagnia a Cagliari, di gruppo a Trapani e comandante provinciale di Caserta, da dove, dopo aver combattuto la camorra per oltre quattro anni, ha raggiunto direttamente Kabul, come responsabile dell’addestramento della polizia afgana, nell’ambito della Nato training mission.

La terza, infine, il generale di corpo d’armata Marco Bertolini, incursore paracadutista, mitica figura di comandante, già capo di stato maggiore del comando ISAF in Afghanistan nel 2009.

Il professor Sofri, da acuto studioso degli aspetti più squisitamente politici dei periodi trattati, ha centrato il suo intervento sulle difficoltà poste dalla crescente insofferenza delle popolazioni autoctone verso le autorità politiche e militari. Sempre più spesso infatti le organizzazioni e le coalizioni chiamate dalla comunità internazionale a mantenere o addirittura imporre la pace in territori lontani e tormentati, si trovano ad agire in contesti politicamente complicati e ostili.

Sofri ha proposto anche una riflessione sul “politically correct” del titolo “Senza Pace” rispetto al precedente “Professione peacekeeper”, convenendo comunque che, per la sua levità, bisognerebbe far leggere il libro nelle scuole.

Il giornalista Sergio Canciani ha richiamato con efficacia la sua esperienza di corrispondente  Rai da Mosca per rilevare come molte difficoltà affrontate dalla missione ISAF in Afghanistan fossero simili per natura e intensità a quelle incontrate dall’Armata rossa durante la sua occupazione di quelle terre, prima che il suo disimpegno lasciasse il campo a un effimero stato dilaniato dagli scontri tra “signori della guerra” e sconfitto dai taliban. Un accenno particolarmente significativo è stato fatto ai spesso trascurati risvolti economici dell’ormai lungo dispiegamento delle forze Nato in Afghanistan.

Come spesso accade nelle presentazioni dei libri di un personaggio come Andrea Angeli, al circolo ufficiali di palazzo Grassi si è potuto toccare con mano, come di rado si verifica nel territorio nazionale,  quanto politica, media e realtà militare interagiscano intimamente nei contesti delle attuali missioni internazionali.

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