Sembra, anzi no, è un facile paradosso. Se si dovesse stilare una classifica dei peggiori utilizzatori di Twitter, inteso come nuovo potente strumento di informazione, noi giornalisti risulteremmo tra i peggiori. Scivoloni, papere, retweet di notizie non verificate. Il caso più noto è quello di una giornalista della Reuters che la scorsa estate, in pieno maremoto finanziario, aveva incautamente scritto che il crollo in Borsa di Société Générale era stato causato dal feuilleton di Le Monde .

Il giornale francese aveva risposto con la prima inchiesta sulla nascita e la propagazione incontrollata e incontrollabile dei rumor nell’ era di Twitter. Ma ogni giorno c’ è qualcosa che stride tra stampa e new media . Come mai? Un po’ è legato all’ entusiasmo, un po’ è lo scontro genetico tra giornalista e blogger (ognuno vorrebbe essere un po’ l’ altro). Un po’ è anche il conflitto di interessi tra l’ essere umano giornalista e il suo avatar: ho una notizia, dove la metto? In un articolo o in un tweet ? La risposta dovrebbe essere scontata ma evidentemente non è così se i media esteri si stanno dotando di un codice di condotta per spiegare ai propri giornalisti come comportarsi.

L ‘ Associated Press ha imposto ai propri dipendenti di non esprimere opinioni per evitare che qualcuno possa percepire l’ agenzia come di parte. La Bbc ha ricordato che le informazioni devono prima essere utilizzate per migliorare il lavoro dei colleghi e poi postate su Twitter. Un chiaro messaggio al ritorno al lavoro di squadra contro l’ egoismo spinto degli account personali. In Italia, almeno per ora, Twitter si sta rivelando anche un grande spazio di confronto tra giornalisti, blogger , opinionisti, lettori e fonti di settore.

Il caos è evidente ma il risultato potrebbe essere una maggiore maturità di tutti sull’ importanza della «merce» informazione. Rispetto al passato la notizia può arrivare da chiunque. Ma più grande diventerà il flusso informativo più importante sarà il ruolo di chi, per professione, lo deve trattare con cura verificandolo. Che sia un giornalista della carta stampata, di un giornale online, della tv o un blogger .

Massimo Sideri, 16 febbraio 2012

Fonte: corriere.it

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