28 febbraio 2013. Il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ha visitato oggi le basi operative avanzate (Fob, Forward operating base) del contingente italiano in Afghanistan inquadrato nel Regional Command West, il comando Nato su base brigata alpina Taurinense.
Accompagnato dal generale di corpo d’armata Marco Bertolini, comandante del Coi e dal generale di brigata Dario Ranieri, comandante del Regional Command West, il capo di stato maggiore della Difesa è decollato da Herat a bordo di un elicottero NH90 della Task Force Fenice, per recarsi presso le basi di Farah, Bala Baluk e Shindand.
L’ammiraglio, dopo essere stato aggiornato sulla situazione operativa, ha incontrato i militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri attualmente impegnati a sostegno delle Forze di sicurezza afgane in questo momento cruciale per il processo di transizione che avrà termine alla fine del 2014.
Rivolgendosi al personale schierato, il capo di stato maggiore della Difesa si è detto “orgoglioso di essere il vostro comandante, perché con il vostro operato vi siete guadagnati la gratitudine e il rispetto della popolazione afgana e l’ammirazione degli alleati”. “Siete il miglior biglietto da visita del Paese” – ha proseguito l’ammiraglio Binelli – “perché non c’è nessun’altra organizzazione che meglio rappresenti l’Italia nel contesto internazionale”.
Nel corso degli incontri avvenuti nei due giorni di tour in Afghanistan con i vertici dei comandi e delle unità, l’ammiraglio Binelli ha potuto apprezzare il lavoro che sta svolgendo il contingente italiano forte di 3.000 militari di tutte le Forze armate. Negli ultimi cinque mesi, le basi di Gulistan e Bakwa sono passate alle forze di sicurezza afgane, con una riduzione del contingente nazionale da 4.000 a 3.000 unità, e la concomitante assunzione della leadership da parte dell’Esercito e della Polizia di Kabul, che hanno superato i 29.000 effettivi e guidano ormai oltre l’80% delle operazioni congiunte, con l’assistenza di appositi team delle Forze armate italiane denominati Mat (Military advisor team) e Pat (Police Advisor Team) e di assetti di enabling.
Sul fronte socio-economico, tutti i distretti della regione sono entrati nel processo di transizione alle autorità locali, con il supporto dei Prt (Provincial reconstruction team) specie in settori cruciali come quello della pubblica istruzione, dove rispetto a dieci anni fa il numero delle scuole è triplicato mentre quello degli iscritti è salito di cinque volte, con una proporzione di ragazze di quasi il 50% che si registra anche all’Università di Herat, la quale conta oggi 11.000 studenti. Dal 2005 a oggi, nella provincia di Herat, il contributo del contingente italiano ai piani di sviluppo locali nel campo dell’istruzione si è concretizzato con la costruzione di 81 scuole dotate di oltre 600 aule, finanziate dal ministero della Difesa e realizzate da imprese e manodopera del posto.
Redazione